Neurodivergenza

Quando neurodivergenza e disturbi ossessivo-compulsivi (DOC/OCD) si sovrappongono

Quando neurodivergenza e disturbi ossessivo-compulsivi (DOC/OCD) si sovrappongono, i sintomi possono intrecciarsi in modo complesso, rendendo la diagnosi e il trattamento più difficili ma anche più personalizzabili se affrontati con un approccio integrato.

Comprendere questa comorbilità è fondamentale per distinguere cosa deriva dall’essere neurodivergente e cosa invece fa parte di un disturbo ossessivo-compulsivo trattabile.


Cosa si intende per neurodivergenza

Il termine neurodivergenza indica persone il cui funzionamento neurologico differisce da quello ritenuto “tipico”, includendo condizioni come autismo, ADHD, dislessia e altre differenze del neurosviluppo.

Non descrive una malattia, ma un modo diverso di percepire, elaborare e rispondere al mondo, che può portare sia punti di forza sia vulnerabilità sul piano emotivo e sociale.

In ambito clinico, tra le principali neurodivergenze rientrano lo spettro autistico, l’ADHD, i disturbi specifici dell’apprendimento e talvolta altre condizioni del neurosviluppo accomunate da pattern cognitivi e sensoriali atipici.

Nella prospettiva della neurodiversità, l’obiettivo non è “normalizzare” la persona, ma ridurre la sofferenza e creare contesti più inclusivi.


Che cos’è il disturbo ossessivo-compulsivo

Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC/OCD) è caratterizzato da ossessioni (pensieri, immagini o impulsi intrusivi e indesiderati) e compulsioni (azioni o rituali ripetitivi eseguiti per ridurre l’ansia generata dalle ossessioni).

Le compulsioni possono essere visibili, come lavaggi ripetuti o controlli continui, oppure mentali, come ripetere frasi, pregare o contare in modo rigido.

Gli studi di neuroimaging nel DOC mostrano che sono spesso coinvolti circuiti frontostriatali (corteccia orbitofrontale, nucleo caudato, talamo), con un aumento di attività che sostiene il ciclo ossessione-ansia-compulsione.

Questo spiega perché resistere alle compulsioni faccia aumentare l’ansia nel breve periodo, rendendo necessario un trattamento mirato per spezzare il circolo vizioso.


Sovrapposizione tra neurodivergenza e OCD

In molte persone neurodivergenti, soprattutto nello spettro autistico e con ADHD, possono comparire comportamenti ripetitivi, bisogno di prevedibilità, iperfocalizzazione e routine rigide che somigliano a sintomi ossessivo-compulsivi.

La sfida clinica è capire se si tratta di tratti legati alla neurodivergenza (per esempio interessi circoscritti o rituali rassicuranti nell’autismo) oppure di un vero e proprio DOC in comorbilità che genera sofferenza e interferenza significativa nella vita quotidiana.

Alcuni studi suggeriscono una sovrapposizione a livello di funzioni esecutive, in particolare nei processi di inibizione delle risposte e di gestione dell’attenzione, sia nell'ADHD che nel DOC.

Da qui deriva, ad esempio, il rischio di passare dalla disorganizzazione tipica dell’ADHD a rituali di controllo eccessivi nel tentativo di compensare il caos percepito, magari iniziando a organizzare un ambiente domestico neurodivergent-friendly.


Doppia diagnosi: autismo/ADHD e OCD

La comorbilità tra autismo e DOC è sempre più documentata, sia in età evolutiva che in età adulta.

In alcuni campioni pediatrici una percentuale rilevante di bambini con DOC mostra anche sintomi di ADHD, mentre una quota di persone nello spettro autistico presenta rituali e pensieri ossessivi che superano ciò che ci si aspetterebbe dai soli tratti autistici.

Quando autismo, ADHD e disturbo ossessivo-compulsivo coesistono, il quadro clinico diventa più complesso: si può osservare insieme bisogno di ordine e prevedibilità, difficoltà di attenzione, impulsività (spesso fraintesa, come vediamo nei miti sull'ADHD) e rituali ansiolitici rigidi.

In questi casi si parla di doppia o tripla diagnosi, e la valutazione deve essere condotta da professionisti che conoscano sia la neurodivergenza sia i disturbi d’ansia e ossessivo-compulsivi.

Somiglianze e differenze nei sintomi

Alcuni comportamenti ripetitivi autistici (ripetere movimenti, avere interessi ristretti, seguire routine) possono ricordare le compulsioni del DOC, ma non sempre sono guidati da paura catastrofica o da pensieri intrusivi tipici dell’OCD.

Spesso nei tratti autistici la funzione del comportamento è autoregolativa o sensoriale, mentre nel DOC è principalmente ridurre l’ansia legata a timori specifici (contaminazione, colpa, danno, ordine perfetto).

Anche nell'ADHD alcuni aspetti, come la tendenza a controllare ripetutamente di non aver dimenticato qualcosa o a creare micro-rituali per compensare la disorganizzazione, possono mimare pattern ossessivo-compulsivi.

Tuttavia, quando la persona non sperimenta un forte disagio se interrompe il comportamento, è più probabile che si tratti di strategie di coping che non di un vero DOC.


Quando sospettare una comorbilità OCD

È utile considerare la possibile comorbilità tra neurodivergenza e disturbo ossessivo-compulsivo quando si osservano:

  • Pensieri intrusivi ripetitivi: percepiti come estranei, e non come parte naturale degli interessi della persona.
  • Rituali lunghi e rigidi: occupano molto tempo e la loro interruzione provoca intensa ansia o crisi.
  • Forte senso di colpa: paura di fare del male, ossessioni morali o di contaminazione non spiegabili solo con la ricerca di routine.

Anche l’impatto sul funzionamento quotidiano è un’indicazione chiave: se i rituali o i pensieri impediscono di lavorare, studiare o gestire la vita personale, è fondamentale valutare la presenza di un OCD strutturato oltre alla neurodivergenza di base.


Strategie di gestione quotidiana

Quando neurodivergenza e disturbi ossessivo-compulsivi si sovrappongono, la gestione quotidiana richiede strategie che tengano conto di entrambe le dimensioni. 

Un approccio utile può includere:

  • Strutturare la giornata: creare routine chiare ma flessibili, distinguendo tra rituali utili e compulsioni che alimentano l’ansia.
  • Utilizzare strumenti e tecniche di gestione del tempo (come planner e checklist): per ridurre il bisogno di controlli ripetuti e compensano le difficoltà esecutive tipiche di ADHD e autismo.
  • Introdurre variazioni graduali: piccole modifiche nelle routine per lavorare sulla tolleranza alla frustrazione e ridurre la dipendenza da compulsioni rigide.
  • Mindfulness e regolazione emotiva: tecniche per riconoscere i pensieri ossessivi come eventi mentali e non verità assolute, facilitando la scelta di risposte meno compulsive. Allo stesso tempo vanno rispettati i bisogni sensoriali e di prevedibilità, che fanno parte dell’essere neurodivergenti e non devono essere trattati come “sintomi da eliminare”.

Terapie efficaci e adattate alla neurodivergenza

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC), in particolare il protocollo di esposizione con prevenzione della risposta (ERP), è considerata uno degli interventi più efficaci per il DOC.

Nei contesti neurodivergenti, però, l’ERP va adattata al profilo della persona, tenendo conto di sensibilità sensoriali, sovraccarico, modalità di comunicazione e difficoltà nella flessibilità cognitiva.

Altre forme di terapia, come l'Acceptance and Commitment Therapy (ACT) e interventi basati sulla mindfulness, mostrano utilità sia per i disturbi ossessivo-compulsivi sia per la gestione di ansia e stress nelle persone autistiche e con ADHD.

In Italia esistono centri e associazioni che si occupano sia di neurodivergenze sia di disturbi d’ansia e DOC, e consultare risorse affidabili è il primo passo per un trattamento efficace.

Integrare il supporto specialistico con strategie pratiche aiuta a intercettare i bisogni specifici di chi vive questa doppia condizione.